Lo studio delle famiglie nobili corre il rischio di una certa ripetitività, di modulazioni su un tema fisso e, nelle sue linee essenziali, già noto. In Sicilia, poi, può avallare, come in qualche caso è accaduto, anacronistiche letture neofeudali della storia delle città siciliane.
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Mi sembra però che il merito principale di questo libro di Maria Concetta Calabrese consista nell'individuazione e nell'analisi di una sfera di autonomia e di specificità che ogni storia di famiglia mantiene irriducibilmente, e nello stesso tempo nella capacità di non fare cadere questi elementi in un ambito di casualità e di estemporaneità, bensì nel renderli disponibili e significanti per un quadro interpretativo più articolato, sul cui sfondo stanno lo Stato, la città e la complessa dinamica dei gruppi sociali che ne assumono la guida.
Domenico Ligresti